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Segni tangibili di Speranza



Tra pochi giorni Papa Francesco aprirà la Porta Santa in Vaticano dando così inizio al prossimo Giubileo, in cui saremo tutti chiamati ad essere segni tangibili di speranza, in particolare per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. “Speranza invoco in modo accorato per i miliardi di poveri, che spesso mancano del necessario per vivere. Di fronte al susseguirsi di sempre nuove ondate di impoverimento, c’è il rischio di abituarsi e rassegnarsi.


Ma non possiamo distogliere lo sguardo da situazioni tanto drammatiche, che si riscontrano ormai ovunque, non soltanto in determinate aree del mondo. Incontriamo persone povere o impoverite ogni giorno e a volte possono essere nostre vicine di casa. Spesso non hanno un’abitazione, né il cibo adeguato per la giornata. Soffrono l’esclusione e l’indifferenza di tanti”.


La povertà è anche una questione di genere e di cittadinanza. È quanto emerge dai dati e dalle attività di Caritas diocesana che quest’anno si è concentrata in particolare sulle condizioni delle donne residenti nel nostro territorio. Le donne rappresentano infatti Il 52% delle persone che si rivolgono a Caritas: un dato rilevante dal momento che in genere i servizi di Caritas non si rivolgono specificatamente a donne in condizioni di vulnerabilità, ma incontrano persone e nuclei familiari in condizione di fragilità generale.


Questo dato ci racconta dunque di un maggior protagonismo femminile nella ricerca di aiuto, spesso per tutto il nucleo familiare, ma anche di una condizione di maggiore disagio e fragilità da parte delle cittadine, in particolare straniere. Le difficoltà economiche e la mancanza di opportunità negano ogni giorno a troppe persone, donne soprattutto, il diritto, anzi l’esigenza profondamente umana, di riconoscersi competenti, capaci di reagire, di andare avanti, di migliorarsi.


Quest’anno abbiamo avviato in maniera specifica diverse attività, in particolar modo nei comuni di Fossombrone e di Colli al Metauro, per rispondere ai bisogni emersi dall’ascolto e dall’incontro presso i centri Caritas, per cercare di facilitare il percorso di empowerment e di inclusione soprattutto lavorativa. Il lavoro è infatti lo strumento di emancipazione più importante al momento. Lo sportello lavoro gestito da Caritas ha incontrato in un anno 31 donne nel comune di Fano, 25 in quello di Fossombrone e 12 a Colli al Metauro, per un totale di 68 persone seguite nell’orientamento e ricerca del lavoro.


Il lavoro di Caritas si è concentrato sul preparare le persone alla ricerca del lavoro, con attività di orientamento, nel migliorare la propria conoscenza della lingua italiana, attraverso l’attivazione di un corso di italiano finalizzato alla ricerca del lavoro e attraverso forme di sostegno per aiutare a conciliare lavoro e famiglia.


Ogni azione intrapresa ha come obiettivo quello di sostenerle verso un percorso di autonomia, orientandole e accompagnandole contribuendo così a potenziarne le capacità e accrescere la fiducia in loro stesse, unico modo per risollevarsi da situazioni di estrema fragilità e precarietà.

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