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Immagine del redattoreSuor Cinzia

San Francesco d’Assisi, un Sempreverde



Un santo con la “S” maiuscola, da sempre amato e ovunque conosciuto. Amato perché ama il creato, per la semplicità, per la scelta della povertà, amato perché è il cantore della gioia.


E a proposito di gioia, per il mondo francescano si aprono 4 anni di celebrazioni per l’Ottavo Centenario Francescano, che dal 2023 al 2026 celebrerà i fatti più rilevanti dell’ultima parte della vita di Francesco.


Si ricordano infatti l’approvazione della Regola, che egli scrive per sé e per i suoi frati per vivere da fratello minore e il presepe di Greccio (1223 2023); le stimmate che gli sono impresse sul monte di La Verna e che lo hanno reso simile a Gesù, ricevendo le ferite della sua passione (1224 2024); la stesura del Cantico delle Creature (1225-2025) e la sua morte avvenuta la sera del 3 ottobre (1226 2026).


C’è un filo rosso che lega questi eventi della vita del santo di Assisi e che mette in luce un tratto distintivo: la fraternità, qualcosa di rivoluzionario per il tempo in cui vive, una nuova visione dell’uomo che rappresenta una sfida anche ai giorni nostri.


Nella storia della Chiesa è un inedito, perché fino a quel momento la vita consacrata aveva conosciuto il modello monastico del “monos”, colui che cercava l’unità di se stesso in Dio. Francesco dal suo legame stretto con Gesù Cristo cerca invece fratelli e sorelle, poiché il Figlio che ci rivela il Padre ci costituisce fratelli tra noi.


Di conseguenza in lui, tanto cresce l’amore verso il Padre quanto si rafforza quello verso il fratello nel cui volto ritrova i tratti del Creatore. Francesco stesso si pone davanti a ogni realtà e a ogni persona come un fratello e per giunta minore (da cui “frati minori”).


Nelle Fonti Francescane (1782) leggiamo che “un giorno chiesero a frate Francesco quali caratteristi che dovesse avere il frate perfetto. Rispose: sarebbe buon frate minore colui che riunisse in sé la vita e le attitudini dei seguenti frati: la fede di Bernardo, la semplicità e la purità di Leone, la cortesia di Angelo, l’aspetto attraente e il buon senso di Masseo, la mente elevata nella contemplazione di Egidio, la virtuosa incessante orazione di Rufino, la pazienza di Ginepro, la robustezza fisica e spirituale di Giovanni, la carità di Ruggero, la santa inquietudine di Lucido”, cioè Francesco mette insieme la diversità di ognuno per indicare la perfezione.


Ci lascia in eredità la sfida della fraternità, che papa Francesco raccoglie nell’enciclica “Fratelli tutti”, indicando che la crisi economica e sociale attuale ha una sola via d’uscita: prendersi cura gli uni degli altri ponendosi da fratelli, perché solo la diversità messa insieme porta a costruire.


Solo chi si sa amato sa vedere intorno a sé fratelli e sorelle e sa cogliere bellezza ovunque. Francesco davanti al Padre che gli dona dei fratelli si scopre amato e diviene un uomo libero, totalmente libero, in grado di chiamare sorella anche la morte. San Francesco, un santo amato, meglio se anche imitato.

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