top of page
Immagine del redattoreFilippo Cordella

Quel che Passa il Convento



Il 21 agosto 2019 sul mio sito personale “Cordella Filippo-Fideuram ISPB” pubblicavo l’articolo “L’investimento del secolo…” al fine di attirare l’attenzione su quella che in quel momento era l’assurdità dei rendimenti nulli (e spesso negativi) nel mercato obbligazionario internazionale.


Ed allo scopo di evidenziarne ancor più l’irrazionalità, sceglievo come “agnello sacrificale” un titolo di stato emesso dall’Austria (Paese con massima affidabilità), in euro (senza rischio cambio), con il 2,1% di tasso fisso (quindi con cedola dignitosa ed immutabile per tutta la vita del titolo) ma con un “piccolo particolare”: la scadenza a 100 anni, cioè nel 2117 (essendo stato emesso nel 2017).


Un titolo con cui, in teoria, avrei potuto risolvere in un batter d’occhio la questione “investimenti” dei miei oltre 200 clienti, dei loro figli e dei figli dei loro figli. Ho detto “in teoria” perché con un po’ di buon senso, esperienza e conoscenza dei mercati non mi fu difficile comprendere che il “piccolo particolare” della scadenza a 100 anni avrebbe potuto rappresentare, per chi avesse deciso di investirci i propri risparmi, un problema grosso come una casa.


Un problema di cui, però, gran parte degli addetti ai lavori ed investitori se ne stra-fregava vista la domanda enorme che continuava a riversarsi sui bond a media e lunga scadenza, compreso questo “super titolo di stato austriaco” i cui prezzi in soli 2 anni erano più che raddoppiati: dai 100 del prezzo di emissione nel 2017, si era arrivati a 205 con conseguente forte riduzione dei rendimenti effettivi per chi a questi prezzi li stava acquistando.


Infatti 100.000 € ipoteticamente investiti, avrebbero reso appena lo 0,55% (lordo) all’anno tenendo conto che il 2,10% di cedola sarebbe stata calcolata solo sul valore nominale (50.000 €) e che alla scadenza, ottenendo il rimborso del solo valore nominale, si avrebbe subìto una perdita di ben 50.000 € (cioè il 50% dell’investimento).


Ma il problema per gli investitori non era solo il misero rendimento ma era, soprattutto, il rischio prezzo altissimo a cui sarebbero andati incontro: un futuro rialzo dei tassi, infatti, avrebbe causato un forte calo dei prezzi di queste obbligazioni.


Non a caso il mio articolo così terminava: “Quindi massima attenzione a questo bond ma in linea generale a tutto il comparto obbligazionario con scadenze medio / lunghe (io direi dai 10 anni in su) viste le eccezionali, assurde, attuali quotazioni”.


Parole sante, visto poi come sono andate le cose nel 2022 quando, per tentare di contrastare il rialzo dell’inflazione, le Banche Centrali hanno alzato più volte i tassi di interesse provocando il crollo dei prezzi dei bond soprattutto nelle scadenze più lunghe: - ad esempio i titoli di stato a 10 anni sono scesi di circa il 20% (i btp del 26% !!); - il nostro “super titolo di stato austriaco” è crollato del 70%: quindi un eventuale investimento di 100.000 € fatto nel 2019, nel 2022 ne valeva solamente 30.000 € (oggi, maggio 2024, ne vale 36.000 €)!


Penso che tutto questo renda bene l’idea della differenza che fa per un investitore scegliersi al suo fianco un buon private banker rispetto che accontentarsi del consulente finanziario … “che passa il convento”.

0 visualizzazioni
bottom of page