
Napoleone occupò Bologna, Ferrara e Ancona, sottraendole allo Stato Pontificio e imponendo pe santi tributi: venti milioni di lire, cento opere d’arte e cinquecento manoscritti preziosi.
Controllava gran parte dell’Italia settentrionale, con l’eccezione del Ducato di Parma e Piacenza, legato alla Spagna, con cui non voleva complicazioni diplomatiche.
Nel 1796, Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara, unite per la prima volta sotto un’unica bandiera con l’obiettivo di costruire uno stato libero e indipendente, formarono la Repubblica Cispadana e la Legione Italiana, composta da 3.000 uomini.
Poco dopo, la Repubblica Cispadana si fuse con la Cisalpina e Milano, epicentro del movimento rivoluzionario, divenne asilo per i patrioti di tutta la penisola, che fondarono giornali come il Giornale dei Patrioti d’Italia e il Termometro Politico. Per la prima volta, italiani di diverse regioni discussero di politica, economia e società, gettando le basi del Risorgimento.
In questo periodo emersero figure come Ugo Foscolo, Pietro Verri e Alessandro Manzoni, che contribuirono a diffondere l’ideale di unità nazionale. Gran parte della popolazione, purtroppo, rimase estranea a questi movimenti a causa di analfabetismo, povertà e tradizioni locali legate alla Chiesa, che limitavano la diffusione delle idee rivoluzionarie.
Napoleone, consapevole del malcontento causato dalle requisizioni, adottò una politica più moderata, promettendo riforme amministrative e autonomie per guadagnarsi il favore delle popolazioni locali.
L’arrivo di Napoleone in Italia, anche se motivato da interessi personali, segnò una svolta, perché contribuì, involontariamente, a risvegliare una coscienza nazionale. Le sue riforme e la creazione di stati repubblicani ispirati al modello francese, lasciarono un’impronta duratura nella storia italiana, anche se solo una minoranza illuminata sognava un’Italia unita, mentre la maggior parte della popolazione viveva ancora in un contesto feudale, lontana dalle dinamiche politiche e culturali che stavano trasformando l’Europa.
Napoleone è stata una figura ambivalente, perché, da un lato, depredò l’Italia per arricchire la Francia (molte opere d’arte sottratte all’Italia arricchiscono musei come il Louvre), dall’altro, fu un catalizzatore di idee rivoluzionarie.
Gli eventi che seguirono la decapitazione di Luigi XVI e Maria Antonietta, non solo ridisegnarono la mappa politica dell’Europa, ma avviarono l’Italia verso l’unificazione.
Le idee nate alla fine del Settecento trovarono terreno fertile nei decenni successivi, alimentando il Risorgimento e portando figure come Mazzini, Cavour, Garibaldi e Vittorio Emanuele II a realizzare il sogno di un’Italia unita.
Quel momento storico di crisi rappresentò una straordinaria opportunità di rinascita e di costruzione di una nuova identità nazionale.
L’Italia moderna deve molto a quei patrioti e intellettuali che, nonostante le avversità, ebbero il coraggio di sognare e di agire per un futuro di verso.
(continua)