“Una di noi, Maria, una di noooiiiiii”. Ebbene sì, potrebbe essere un coro da stadio. Maria, come noi, anche lei collocata tra Cielo e terra, come l’intera Creazione che dalla terra sale verso il Cielo.
Tutto e tutti siamo collocati fra Cielo e terra, con lo sguardo verso l’alto, ma con i piedi in basso, dove alto e basso divengono categorie metaforiche. Per questo Maria è una di noi: sta in basso, niente di “celestiale”, niente di speciale.
Una ragazza molto giovane, come tante, con un nome qualunque, una occupazione qualunque, una qualunque abitante di Nazareth, che è pure questo un paesetto qualunque.
Eppure è chiamata ad essere la Madre di Dio, Madre dell’atteso di tutti i secoli: lei, Maria di Nazareth. Dal basso è dunque collocata verso l’alto? Quello che tanti vorrebbero ricevere, ma questo innalzamento è secondo lo stile di Dio, che è un Dio disceso in terra e che, per “innalzare”, non intende concessione di privilegi.
E infatti il Vangelo di Luca ci riferisce questo atteggiamento di Maria: “da parte sua, custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19). “Tutte queste cose”, cioè che poteva diventare la madre di Dio (cfr Lc 1,26-38), ma il Figlio era però nato in una stalla (cfr Lc 2,1-7), che erano arrivati persino dei magi da oriente per quel bambino, ma che poi erano dovuti scappare in Egitto come profughi (cfr Mt 2,1-15), che a lei una spada avrebbe trafitto l’anima, come aveva profetizzato Simeone nel Tempio (cfr Lc 2,22-35) e che Gesù a soli 12 anni a Gerusalemme nel Tempio non solo interrogava i dottori della Legge, ma che a Lei, sua madre, preoccupata per la sua sparizione, aveva risposto che Lui doveva occuparsi delle cose del Padre (cfr Lc 2,41-52).
A Maria non è risparmiata la fatica di capire il disegno di Dio su di lei, non è una privilegiata rispetto alla nostra fatica di dover cogliere il senso delle cose, delle contraddizioni, del dolore. Una di noi.
“Stupenda per me la tua saggezza, troppo alta, e io non la comprendo” dice il Salmo 139. Maria non comprende ciò che è troppo alto, ma la sua reazione è tenerlo stretto dentro sé, questo è il significato di custodire. Inoltre non si limita a serbare passivamente nella sua memoria parole e fatti vissuti, ma li medita: “Meditandole nel suo cuore” (Lc 2,19).
Il verbo greco usato nel Vangelo è symballein, cioè mettere insieme, ravvicinare 2 parti. Maria, per fare emergere il senso di quanto sta accadendo nella sua vita, mette a confronto ciò di cui fa esperienza con la Parola di Dio, cioè mette a confronto la terra e il Cielo.
Ma non solo: riempie quello spazio tra terra e Cielo di fede, di fiducia in Dio. Accetta la durezza e l’incomprensibilità di ciò che vive affidandosi, cerca di penetrare il senso delle cose che non comprende con l’aiuto della Grazia. È il processo di una fede che cresce.
Maria è una di noi e traccia per noi una strada: ciò che non comprende non lo rifiuta, ma in Lei diviene spazio per credere in Dio, per avere fede nella Sua Parola.