LA COSTRUZIONE E IL DIETRO LE QUINTE DELLO SPETTACOLO PIÙ BELLO DEL MONDO
Scritto da: Daniela Marchini
Gentili lettori, per un attimo mi sono sentita come Lady Whistledown di Bridgerton. Scusatemi per la confidenza, mi sono lasciata trasportare! Di solito mi occupo della grafica del giornale, lavorando “dietro le quinte”, e non sono abituata a espormi in prima persona, mettendo “nero su bianco” ciò che ho nel cuore con l’aplomb di una giornalista. Ma ci riprovo.
Il 22 settembre 2024, come note su uno spartito, siamo saliti sul palco del Teatro Rossini di Pesaro, danzando e cantando su un pentagramma immaginario, magistralmente diretti dal Maestro Gabriele Foschi.
È stato il culmine di un viaggio lungo nove mesi. Tanto è il tempo che il coro Grillo d’Oro (composto da bambini e teen) e l’Ex Novo Coro Urbano (formato da adulti), di cui faccio parte, hanno dedicato alla preparazione di uno spettacolo dal titolo “Ma che musica Maestro” che ha attraversato la storia della musica, con canzoni che toccano corde profonde della nostra memoria con un omaggio alla radio che compie 100 anni e alla TV che ne fa 70.
La preparazione del nostro spettacolo “Ma che musica Maestro” è iniziata ufficialmente a gennaio 2024. Prima di quel momento, i mesi di ottobre, novembre e dicembre sono stati dedicati alla preparazione dei concerti di Natale: dall’accensione dell’albero per il Comune di Pesaro, al concerto di Gabicce e infine nella chiesa dei Cappuccini, con lo studio di melodie e classici natalizi da tutto il mondo.
A gennaio, ci siamo ritrovati tutti con un unico pensiero: lo spettacolo. Il cuore creativo del progetto è stato, naturalmente, il nostro Maestro Gabriele Foschi. È lui che ha immaginato lo spettacolo nella sua interezza, scegliendo i brani, assegnando i solisti e curando ogni dettaglio musicale.
Ha fatto gli arrangiamenti e si è occupato di preparare spartiti e basi su misura per le nostre voci con l’aiuto di Elisabetta Gennari ...la nostra Betta con la “e” aperta, il braccio destro del maestro e una mezzo soprano nel coro, sempre pronta ad aiutarci nelle varie difficoltà delle partiture. A cui, con il passare dei mesi, si aggiunge Marzio Fabbro per un sostegno in più al Maestro.
Ogni giovedì, l’annuncio di un nuovo pezzo atteso con curiosità e il “toto” se sarebbe stato in italiano o in inglese. Si perché non è semplice impararli a memoria in italiano, figuratevi in inglese! E siamo partiti decisamente alla grande con un brano intenso e pieno di speranza, un vero classico che fa parte della storia del cinema e della musica: Over the rainbow con la sua solista Beatrice Uguccioni, una deliziosa ragazzina di 14 anni che canta nei teen con una limpida, sincera, dolcissima ed emozionante voce d’angelo.
Per continuare con un omaggio ai Beatles con quattro canzoni: “Hey Jude”, “Eleanore Rigby”, “Come together” e “All you need is love”. E qui la scoperta di due voci all’interno del coro che ci hanno fatto entusiasmare. La dolcezza di Daniel Ravagli e la grinta incredibile di Tea Silvia Catucci.
Buon compleanno radio un meedley di dieci canzoni degli anni ‘30, ‘40, da “Baciami piccina” a “Tulli tulli tullipan” fino a “Maramao perchè sei morto”, con le 10 girls soliste e i 10 boys solisti e l’accompagnamento del coro.
Sigle TV per iniziare come Canzonissima, che è stata una popolare trasmissione televisiva di varietà, mandata in onda dalla Rai dal 1956 al 1975. “Quelli belli come noi”, “Zum zum zum”, “Ma che musica maestro”. Cantata con i nostri piccoli del coro Grillo d’oro.
Insalata italiana, un brano di Richard Genée (1823-1895), un pezzo polifonico a cappella, una vera “insalata” di termini e frasi quasi come una caricatura dell’opera italiana. “Piano pianissimo”, “Forte fortissimo”, “Bravo bravissimo”. Un nonsense che gioca con le dinamiche musicali e ci ha permesso di sfruttare le terminologie per costruire alcune gag con i solisti: Stefano Lucchetti, Omar Troiani, Anna Presutti e Massimo Gnucci.
Mimo mix un brano di accompagnamento ai nostri presentatori, Davide Calabrese e Fabio Vagnarelli degli Oblivion che con il canto e il mimo rendono incredibilmente umoristiche tre splendide canzoni italiane: “Io amo”, “Ancora”, “Non me lo so spiegare”. E per concludere una sorpresa bellissima, un regalo al mio cuore, la splendida versione di Israel Kamakawiwo’ole di Over the rainbow.
Trascorrono i mesi, siamo a giugno
C’è la scelta del look, curato da Federica Capuzzo. Divise rigorosamente in bianco e nero, prove, valutazioni, ricerche, accessori, scarpe, acconciature. La prova generale della struttura dello spettacolo, domenica 21 luglio, con un caldo infernale, dentro la palestra dei Cappuccini piena di ventilatori per cercare di uscirne vivi e non liquefatti. La condivisione del pranzo, i giochi sulla musica con in palio il premio di poter scegliere una canzone per il prossimo spettacolo... e indovinate un po’ chi ha vinto? Ovviamente noi soprano! E di nuovo prove fino a sera, per una giornata bellissima, dove abbiamo fatto i video per studiare a casa tutto il mese di agosto ed arrivare a settembre padroni delle parole e dei tempi.
È arrivato settembre
La prima prova dopo la pausa estiva la usiamo per montare le coreografie studiate dal nostro coreografo Luca Magnoni. Quanto divertimento e preoccupazione. Ma dobbiamo davvero cantare e ballare? Ma come facciamo a ricordarci tutto?
Gli scontri per le posizioni sbagliate, le risate infinite per chi si gira e non dovrebbe, per chi parte e non si sa per dove. Gli sguardi di complicità (Vanessa Del Piccolo ti ho adorato). E un pensiero che aleggia su tutti: ma Gabri e Luca sono impazziti a pretendere tutto questo da noi, non ce la faremo mai!
Nella settimana che precede lo spettacolo prove tutti i giorni. Conosciamo di persona i presentatori. Proviamo la loro canzone per la prima volta insieme. Ci vengono a salutare i San Costanzo Show, che ci accompagneranno con la loro comicità lungo lo spettacolo.
Si studiano gli ingressi, la scaletta, si provano i brani. Uno con un’esecuzione terribile e la minaccia di Gabriele: se domani non lo fate bene lo elimino dallo spettacolo. Disperazione totale, proprio il brano che amiamo di più. Ma ce l’abbiamo fatta, abbiamo superato la prova!
Il 22 settembre
Convocazione in teatro alle 15,30. Si arriva già con trucco e parrucco. Cominciamo a respirare l’aria del teatro, il palcoscenico, i camerini, le quinte. Un saluto a Beba (Deborah Fedrigucci), direttrice di scena. Proviamo le entrate, le riproviamo di nuovo, non tornano, le quinte sono strette, le scale da scendere sono pericolose. Ma Luca risolve tutto. Proviamo i brani per il sound check. I microfoni. Le posizioni dei solisti. “Buon compleanno radio” provato senza Gabriele a dirigerci, mentre è seduto in platea. Perché ci lascia soli? Crede così tanto in noi? Non lo farà anche durante lo spettacolo? Invece lo ha proprio fatto e la foto in evidenza vicino al titolo lo ritrae mentre è dietro le quinte di quel brano, regalandoci una bellissima prova di stima e fiducia.
Arrivano le 20.15. Si sente il brusio degli spettatori che aspettano. Tra un po’ si comincia. Ci stringiamo dietro le quinte in un cerchio, uno vicino all’altro tenendoci per mano. Siamo tutti: adulti, bambini, teen, Luca, Beba, Davide e Fabio. Gabriele comicia a parlare di quanto abbiamo fatto per arrivare su quel palco, di come sia riuscito a realizzare un suo sogno mettendo insieme la “famiglia” del coro con l’altra “famiglia” degli amici, i ragazzi degli Oblivion e si commuove, una bimba lo abbraccia, si incrociano gli sguardi, l’aria è pregna di amore e di un’energia incredibile. E così carichi siamo pronti a cominciare.
Partono i nostri bambini con le tre canzoni del concorso “Una città per cantare”. Premiazione dei vincitori e i nostri bimbi possono cambiarsi e prepararsi per l’inizio dello spettacolo vero e proprio.
Davide e Fabio sul palco, ci presentano. Parte la musica con la sigla di apertura dei programmi Tv della Rai dagli anni ‘50 agli ‘80, si apre il sipario e si entra in scena cantando: “Diciamoci la verità, per far cantare tutti la canzone c’è...”
Lo spettacolo è cominciato.
Un susseguirsi di canzoni, di sketch comici del San Costanzo Show, di applausi, di risate dal pubblico, il pezzo di Davide e Fabio e in un batter d’occhio siamo già alla fine. I saluti e i ringraziamenti a chi ha contribuito alla riuscita di questo spettacolo.
Un grazie al nostro direttivo per il gran lavoro svolto (Alessandra Magnotta, Beatrice Del Piccolo, Federica Capuzzo, Maria Federica Gabucci, Massimo Gnucci) grazie a Betta, Marzio, Luca, Beba, i comici, gli sponsor e... buio. Un’ultima canzone “Over the rainbow” per salutare il nostro pubblico entusiasta che ci regala un lungo applauso. Si chiude il sipario. Lo spettacolo è finito.
Perché ho chiesto all’editore questo spazio?
Prima di tutto, perché ce lo meritiamo. Siamo stati talmente bravi da essere dei veri artisti professionisti, nonostante le nostre vite quotidiane ci vedano impegnati in mestieri che spaziano dall’essere grafici, cuochi, merciai, avvocati, falegnami, bancari, rappresentanti, infermieri e chi più ne ha più ne metta. Ma soprattutto, perché credo che questo coro incarni perfettamente i valori che stanno a cuore all’editore (Lorenzo Campanelli che ringrazio tantissimo) e, di riflesso, al “Riflesso della Notizia”.
Sto parlando di accoglienza, comprensione delle diversità, accettazione dell’altro. Obbedienza, generosità, affetto sincero, capacità di accogliere critiche, di spendere il proprio tempo al servizio dell’altro. Accettare il bello e il brutto, cercando di superare delusioni profonde fino a perdonare per ricostruire.
Amo follemente questo coro. Mi ha aiutato, fin da bambina, a superare un dolore immenso, e oggi, da adulta, mi regala momenti di pura gioia. E tutto per merito del canto, perché cantare è bello, ma farlo insieme è qualcosa di speciale. Quando le voci si uniscono, nascono armonie che da soli non potremmo mai creare. È un’esperienza che va oltre la musica: è condivisione, ascolto reciproco, e costruzione di qualcosa che diventa più grande di noi. Insieme, ci sosteniamo e troviamo forza l’uno nell’altro, proprio come in ogni sfida della vita. Ecco perché cantare insieme non è solo bello, è meglio. Perché, alla fine, siamo un insieme di persone che si esprime attraverso le note, ma che vive di legami.