All’interno del percorso di formazione rivolto ai volontari dei diversi servizi Caritas abbiamo avuto l’occasione di ascoltare la testimonianza di suor Catherine e del suo servizio all’interno della Casa di Reclusione di Fossombrone.
Dal 2021 infatti è stata costituita una cappellania dentro il carcere con una propria équipe di volontari, formata da religiosi e laici, grazie alla quale il carcere è diventato parrocchia all’interno della Parrocchia di S. Maria Ausiliatrice di Fossombrone.
“La Cappellania abbraccia tutti, sia i detenuti che gli agenti della Polizia Penitenziaria che l’amministrazione, sempre nel rispetto e nella misura in cui vogliono essere coinvolti”, ci spiega Suor Catherine.
Giuseppe Ferraro, docente di filosofia dell’Università di Napoli Federico II e volontario in carcere scrive: “Nessuno è libero da solo. La libertà è fatta di legami. Il grado di libertà per ognuno si misura dalla qualità dei propri legami. (…) Ci sono legami che imprigionano e non lasciano respirare e legami che liberano di gioia, che fanno star bene”.
Suor Catherine, insieme agli altri volontari, svolge in carcere un servizio di ascolto rivolto ai detenuti, molti dei quali scontano la pena dell’ergastolo. Parte del loro percorso rieducativo riguarda proprio l’imparare a liberarsi da quei legami che “mettono in prigione”, da sentimenti come il rancore, per mantenere i legami che fanno ritrovare sé stessi.
Al volontariato in carcere è strettamente collegato il tema della giustizia. Suor Catherine ci parla allora del concetto di “giustizia riparativa”, che si focalizza tra le altre cose sulla responsabilità di “riparare il danno provocato”, non solo alle vittime, ma anche alla società civile, perché in qualche modo il delitto è uno strappo della convivenza civile.
Vi è quindi un dovere del reo ad un’azione di riparazione e riappacificazione nei confronti della comunità ferita dal reato. La comunità è infine uno degli attori protagonisti dell’ultima tappa del percorso di un detenuto presentato da suor Catherine, ovvero quella del reinserimento nella società civile.
La relazione con il mondo esterno rappresenta la vera occasione per ricostruire legami in chiave positiva. Nel percorso di accompagnamento di ex detenuti si incontrano ancora oggi tante difficoltà e pregiudizi: esso richiede un elevato livello di impegno e collaborazione da parte di tutti i soggetti coinvolti, ma continua a rappresentare uno tra i più validi strumenti per contribuire alla diminuzione delle recidive.
Per far sì che tale accompagnamento funzioni serve allora mettersi nell’ottica di formare sé stessi e la propria comunità all’accoglienza per compiere scelte consapevoli e aiutare le persone a ritessere legami generativi.