L'acqua è vita. Ci sono pianeti non abitabili perché non c’è acqua. Senza acqua non nascerebbero gli alberi, gli ortaggi, i fiori. Un uomo può sopravvivere per giorni anche senza mangiare, ma deve però bere.
L’acqua è dunque simbolo di vita, in tutte le sue forme. Ma vedendo quello che è successo a maggio nel nostro territorio e in particolare nella vicina Emilia Romagna si fa fatica a ritenere l’acqua come fonte di vita.
Proprio quell’acqua di fiume che ha nutrito la terra, le piantagioni, i mulini, i pozzi, le case di tante persone si è trasformata in una furia ceca che ha seminato vittime, devastando campi, giardini, abitazioni. L’acqua da espressione di vita si è tramutata in trasmissione di morte. «La natura che si ribella», alcuni dicono.
Non è così. La natura segue il suo ciclo, ma è l’uomo che spesso lo ostacola. E la contraddizione in termini è che quello stesso uomo che nell’aspirare al suo beneficio ne provoca l’effetto contrario, annientando il suo operato e coinvolgendo anche chi non è stato artefice dell’azione perniciosa.
A volte però stare a guardare senza reagire ed opporsi a situazioni basate solo sul profitto e non sul rispetto dell’ambiente porta ad essere “inconsapevoli” autori delle gravi conseguenze.
I corsi d’acqua che vengono sfruttati dall’uomo dovrebbero anche però essere curati e mantenuti puliti dallo stesso uomo. In particolari quelli che scorrono vicino ai centri abitati. Si pensa troppo al ritorno economico e poco alle esigenze del pianeta.
Un mondo spremuto come un limone per gli affari personali. Ma le colpe non sono solo da cercare in alcuni imprenditori che mirano a riempirsi le tasche. O ad alcuni amministratori accecati dal potere.
Le colpe le abbiamo tutti, dal contadino, all’impiegato. Superficialità, incuria o semplicemente poco senso civico e sociale. Bisognerebbe tornare al senso di comunità, allo spirito di convivenza pacifica, nel senso di rispetto di ciò che ci circonda.
I fiumi se piove possono uscire dagli argini. Quegli argini dovrebbero essere tenuti sotto controllo. Un monitoraggio costante. Perché l’acqua è vita, ma se questo valore si muta in strumentalizzazione di una materia prima allora c’è il rischio di perdere di vista un altro valore ancora più prezioso, quello della persona