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Immagine del redattorePaolo Pagnini

La Maledizione dell’abbonato Fedele



Non so a voi, ma a me ormai al fisso arrivano solo telefonate di call center automatizzati che mirano a propormi il cambio di una utenza qualunque, compresa la stessa compagnia telefonica dalla quale sto in quel momento rispondendo.


A parte che non riesco a capire chi possa farsi convincere da una segreteria telefonica automatica, voglio qui confessarmi su cosa mi succede quando invece della macchinetta, sento che dall’altra parte c’è una voce vera…


Ogni tanto infatti succede che io mi lasci affascinare dalla straordinaria cieca caparbietà di chi si impegna a tentare di convincermi, e dunque mi abbandono all’ascolto contemplativo delle fantasmagoriche offerte speciali, anche perché sono riservate a me e solo a me, e oggi come oggi, è così raro che qualcuno pensi proprio a te e solo a te…


Persuaso come sono che dall’altra parte del filo del telefono ci sia qualcuno che non ha di certo scelto di fare quel tipo di lavoro per divorante passione e nel rispetto che mi sento di manifestare ad ogni tipologia di lavoratore, cerco di mantenermi cortese e poi con gentilezza mi impegno a far capire al mio interlocutore che “non ho bisogno di nulla” e che “sto bene così”.


Nel farlo mi concedo solo la sottile perversione di inondarli con un profluvio di parole e con una velocità di esposizione dei miei motivi, che ottengono sempre il risultato di ammutolire questi incauti operatori telefonici lasciandoli per qualche istante piuttosto spiazzati (anche perché spesso l’impressione è che non padroneggino appieno l’italico idioma…).


Poi, nel momento in cui sono certo di averli momentaneamente tramortiti, nel brevissimo istante in cui li immagino a raccogliere le idee e prendere fiato per provare a rilanciare, li ringrazio velocemente, li saluto rapidissimamente e chiudo soddisfatto.


Però, c’è un però!

Il fatto è che si tratta sempre di offerte invariabilmente imperdibili su pacchetti consistenti e di proposte veramente indecenti per abbandonare vecchi gestori (che per un curioso caso fa rima con amori) inseguendo mirabolanti promesse di risparmi “risolvicrisi”.


E per rafforzare l’invito a passare al nuovo, mi propongono abbinamenti (in gergo “bundle”) tra aziende di servizi che spalleggiandosi a vicenda cercano di convincermi, a me, proprio a me e solo a me… Martellanti offerte veramente strabilianti, che per un periodo che un tempo sarebbe stato considerato breve (12 mesi), ma che oggi sfiora il concetto di eternità, propongono: pay tv, telefono, internet, luce e gas e omaggi vari, ad un prezzo che non è azzardato definire, con una formula un po’ abusata ma in questo caso perfetta, appunto “da sogno”.


Il problema è che io, di quella pay tv, di quella compagnia telefonica, e di quel fornitore di energia, sono già cliente. E questo (che in un mondo normale sarebbe un vantaggio), mi mette invece completamente al di fuori da ogni possibilità.


Già, perché quelle speciali tariffe talmente accattivanti da apparire quasi un miraggio, sono riservate solo ai nuovi abbonati, sia che lo diventino ex nunc, sia che passino (anzi ancora meglio se passano) al nuovo, tradendo e abbandonando il vecchio.


Che, sia detto chiaramente, una volta che è stato abbandonato (e incredibilmente solo allora) si attiverà per recuperare l’ex vecchio cliente, ormai appunto solo ex, per farlo diventare “nuovo abbonato” a suon di offerte e profferte…


Insomma a questo punto io me ne faccio una ragione e anche se cerco di non ascoltare le invadenti ed ammalianti voci dall’eloquio incespicante, non posso fare a meno di sentire una punta di fastidio che rischia di dilatarsi ed espandersi, e reiterarsi ogni volta che pago una bolletta da “vecchio abbonato” che mi costa per un singolo mese una cifra con la quale, se fossi invece un “nuovo abbonato”, di mesi ce ne pagherei almeno quattro.


Ogni volta che chiudo il telefono, insomma, mi chiedo da nostalgico del buonsenso: ma non sarebbe meglio se le aziende imparassero a tenersi stretti i loro vecchi e fedeli abbonati invece che privilegiare i nuovi e poi rincorrere i vecchi solo quando ormai se ne sono andati?


Anche qui io ci vedo, come spesso mi capita, una affascinante metafora della vita…

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