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Immagine del redattoreAndrea Mancini

La Dottrina Sociale della Chiesa Antica o Attuale? Utile o Utopica?



Questa estate si è svolto a Roma il primo corso estivo sulla dottrina sociale della Chiesa. Un modo per affrontare insieme a molti esperti un’antica ma sempre attuale modalità di stare nel mondo moderno.


La proposta della dottrina sociale fa riferimento all’amore universale che promuove le persone e si inserisce in un periodo storico pieno di incertezze e cambiamenti. Riusciranno le istituzioni internazionali, nazionali e locali a considerare questi principi, all’interno delle loro linee guida governative?


Papa Francesco nella Fratelli Tutti dice che “ogni essere umano ha diritto a vivere con dignità e a svilupparsi integralmente” (FT 107). Per questo più che insistere sul principio secondo il quale tutto dipende da ciascuno occorrerebbe lavorare sulle condizioni di possibilità che ciascuno di noi potrebbe avere.


Le persone più fragili dovrebbero essere messe nelle condizioni di poter contribuire al bene comune ribaltando in tal modo i criteri prevalenti nella società di mercato e dell’efficienza. Chi nasce nella ricchezza ha tutto a disposizione per essere efficiente e chiede solo la libertà di agire; la stessa cosa non vale per la persona con disabilità, per chi è povero o è cresciuto in un contesto di bassa qualità educativa, inevitabilmente bisognoso di una struttura sociale attiva per migliorare la propria condizione.


La sfida è dunque quella di pensarsi interconnessi e interdipendenti: ogni persona è per sua natura aperta ai legami e trascende se stessa dall’incontro con gli altri. La dottrina sociale della Chiesa permette di interpretare in modo sempre nuovo i fatti sociali attraverso dei criteri di lettura che possono aiutarci ad andare avanti, per preparare il futuro di cui abbiamo bisogno.


I criteri principali, tra loro strettamente connessi sono: il principio del bene comune, la destinazione universale dei beni, la sussidiarietà, la partecipazione e la solidarietà. Per bene comune si intende l’insieme di quelle con dizioni della vita sociale che permettono sia alla collettività sia ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente.


La destinazione universale dei beni ha alla base il principio secondo il quale ogni uomo deve avere la possibilità di usufruire del benessere necessario al suo pieno sviluppo. La sussidiarietà parte dalla considerazione secondo la quale è illecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le forze e l’industria propria per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere a una maggiore più alta società quello che dalle minori e inferiori comunità si può fare.


In base a tale principio ne deriva il principio di partecipazione che si esprime essenzialmente in una serie di attività mediante le quali il cittadino, come singolo o in associazione con altri, contribuisce alla vita culturale, economica, sociale e politica della comunità civile cui appartiene.


Infine il principio della solidarietà ci ricorda che mai come oggi c’è una consapevolezza tanto diffusa del legame di interdipendenza tra gli uomini e i popoli, che si manifesta a qualsiasi livello. Il termine solidarietà esprime in sintesi l’esigenza di riconoscere nell’insieme dei legami che uniscono gli uomini e i gruppi sociali tra loro, lo spazio offerto alla libertà umana per prevedere la crescita comune, condivisa da tutti.


Sembra chiaro che tutto questo abbia bisogno di uno spazio di pensiero pubblico e comunitario per poter essere tradotto in politiche attuali. Sta a tutti noi ricercare esperienze, innovazioni e connessioni per mettere in moto un processo che nel tempo potrà diventare generativo.

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