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L’istruzione come Business

Aggiornamento: 16 set



Settembre è scuola. E debiti. Libri, astucci, cartelle, dizionari. Costano un occhio della testa. Non tutte le famiglie sono in grado di sostenere certe spese. Il peso economico dell’educazione. Bonus e controbonus. Agevolazioni. Fotocopie e usato. Non possono essere delle alternative, ma solo delle garze su ferite che restano comunque delle cicatrici.


E da qui le disquisizioni su privato e pubblico. Antiche diatribe che non portano a nulla. La questione deve essere analizzata partendo dalle sue radici. L’erudizione è business? Questa è la domanda che spezza il comune sentire.


Al quesito poi si aggiunge il carico da quaranta: la rumba dei testi da far circuitare e le marche da promuovere con il micidiale tam tam mediatico. Ha più valore vendere o imparare? L’insegnamento è condizionato dal mercato? C’è tutto un mondo intorno che non c’entra però nulla con quel mondo.


Bisognerebbe separare i contenuti dagli involucri. Tornare all’essenza. Operazione quasi impossibile. Ormai tutto è prodotto da scaffale. Eppure i docenti ci sono e sono bravi. Hanno la responsabilità di formare gli uomini e le donne di domani. Lasciamoli lavorare, togliendo però alle famiglie il fardello delle sovrastrutture.


E’ necessario abbattere i costi degli strumenti del sapere, magari dando a volte più spazio alla parola, quella libera che spicca il volo dalle pagine scritte. Offrire agli studenti lo spazio bianco dove interagire, depurato da sigle, loghi, marchi e dalla top ten degli autori. Ritornare alla semplicità per scrollarsi di dosso inutili spese.


Ci sono fondazioni, associazioni, onlus che si impegnano a offrire un aiuto alle famiglie meno abbiente. Ma questo ruolo dovrebbe anche ricoprirlo con maggiore vigore lo Stato. In un mondo in cui più niente è gratis, neppure la gentilezza, la questione diventa spinosa e complicata.


Ma a volte basterebbe davvero poco per provare a risolvere certe situazioni che coinvolgono la maggior parte della popolazione e che sono nell’elenco delle priorità di una civiltà. L’istruzione non si acquista.

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