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Il Nome dal Mare e dal Fiume



Come le persone anche le città hanno una loro vita: nascono, si espandono e, spesso, giungono ad una fine che può essere lenta o rapidissima, ma quello che subiscono in maniera più evidente sono, nel lungo periodo, le trasformazioni della struttura geo-architettonica.


Tali cambiamenti, dovuti all’evoluzione socio-economica e ai mutamenti storici, sono talmente impattanti da rendere, il più delle volte, di difficile lettura quello che era il volto della città stessa nel passato. Ciò, ovviamente, vale anche per Pesaro. Per ricostruire quindi la sua storia dovremo cercarne traccia anche là dove non penseremmo mai di trovarne, utilizzando, in alcuni casi, perfino un po’ di immaginazione.


Partiamo perciò per questo nostro viaggio, all’indietro nel tempo, da alcune importanti precisazioni legate alla posizione geografica della città. Fin dall’età arcaica abbiamo la presenza lungo entrambe le coste dell’Adriatico di importanti rotte commerciali, ma per l’assenza di approdi naturali tra il Gargano e il Conero e per le scorrerie piratesche a oriente, a partire dal VII sec. a.C. chi doveva risalire dalla Grecia e dalla Sicilia verso nord cominciò ad optare per la pur non semplice attraversata in mare aperto sulla direttrice più breve Zara-Ancona per poi risalire fino al delta del Po.


Sorgono così, lungo il tratto di costa che va da Ancona verso nord, piccoli porti presso le foci dei fiumi e nelle insenature (principalmente Ancona e Numana e a nord Adria). Con il tempo questa rotta occidentale acquisterà sempre più importanza. Lungo questo percorso di cabotaggio l’area pesarese comprendeva 3 approdi sicuri ad una sola giornata di navigazione dal Conero: il primo sul delta del Foglia e il secondo a S. Marina di Focara. In questo caso si trattava di una buona insenatura formata da quella parte di falesia oggi scomparsa che costituiva un riparo protetto dai temuti venti decanta ti perfino da Dante nel XXVIII canto dell’Inferno.


Il toponimo del luogo è “Punta degli Schiavi”, ma dato che sulla cima del soprastante promontorio era consuetudine accendere dei fuochi a vantaggio della navigazione, la denominazione comune viene mutata in “Focara”. Il terzo approdo, in epoca un po’ più tarda, fu un vero e proprio piccolo porto che dai ritrovamenti archeologici si presume fosse costituito da moli realizzati su palafitte e dotato di magazzini: la Vallugola. Il toponimo sembra significare “picco la valle dei vini” forse per la presenza di vigneti. Questo scalo rimase molto attivo per gli scambi con la Dalmazia come integrazione al porto di Pesaro fino al XVII secolo.


Il primo approdo si è detto era localizzato alla foce del fiume oggi denominato Foglia. Nome questo che potrebbe derivare dal termine medioevale “Folia o Follea” indicante la presenza, a quel tempo, lungo il fiume di “folles”, impianti per la lavorazione dei tessuti. Alcuni studiosi però ritengono che l’origine del nome Foglia sia più antica e si richiami all’esistenza, lungo le rive del fiume, di un tempio dedicato alla dea Iside, nel quale i fedeli erano soliti compiere un rito particolare. Essi infatti utilizzando ramoscelli di foglie intrisi di acqua di fiume, bagnavano la statua della dea e si aspergevano a loro volta. Da qui l’espressione “flumen Foliarum”. La nostra città però si chiama Pesaro (Pisaurum) perché così la appellarono i Romani quando la costituirono Municipio nel 184 a.C.


E tale nome probabilmente derivava dalla latinizzazione “Isaurus” che proviene da un vocabolo piceno “Isairon”, toponimo quest’ultimo presente nella iscrizione di una delle cosiddette “steli di Novilara”. La radice di questi nomi ha origine onomatopeica, imita cioè il suono della fuoriuscita di un liquido e la desinenza sembrerebbe provenire da un’antica espressione linguistica dei Celti che significa “acqua”. Pisaurus quindi potrebbe voler dire: “erogatore di acqua”.


Comunque siano andate le cose ciò che è certo è che Pesaro deve la sua nascita a un fiume e a un antico popolo: i Piceni. (continua)

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