top of page
Immagine del redattoreStefano Quadri

Il Lungo Inverno Italiano (parte prima)



Nel secolo XVI (1501-1600), in un tempo in cui l’Europa è fatta da grandi Stati, da grandi armate e da potenti Re, non c’è più posto per i piccoli staterelli e l’Italia dei “secoli d’oro” precipita in una crisi profonda e si riduce ad oggetto delle storie di altre Nazioni. 


Il trattato di pace di Cateau-Cambrésis (1559) relega l’Italia a colonia spagnola fino al 1713. Il trattato di pace di Utrecht (1713) relega l’Italia a colonia spagnola, austriaca e francese fino al 1861: l’anno dell’Unità d’Italia.


Prima di sentir parlare di mito nazionalitario in Italia, con Giuseppe Mazzini e Vincenzo Gioberti, dovrà passare un inverno lungo più di 300 anni.


Il quadro dell’Italia era molto malinconico, perché i soggetti governati dalla Spagna erano mal governati, con un Re sempre impicciato in mille guerre, che non riusciva a governare bene neppure i suoi sudditi spagnoli. La Spagna fece la guardia all’Italia, come un padrone fa la guardia al suo orto, stando attento che nessun altro gliela portasse via.


Andò male anche al governo dei Papi ed a tutte le province da essi governate. Anche la Repubblica di Venezia si sfasciò per lo spostamento dei mercati verso il nuovo mondo.


Nella seconda metà del Seicento, l’Europa si accorse della scoperta delle Americhe e dei giganteschi commerci che promettevano le nuove terre. L’Europa regalò all’America il cavallo, il bue e la pecora che, grazie alle sterminate praterie, si trasformarono rapidamente in greggi e mandrie.


L’Europa, dopo che i Conquistadores avevano saccheggiato le riserve d’oro di Aztechi e Inca, iniziò ad importare beni ancora più preziosi dell’oro, come il cacao, la canna da zucchero, il thè, il caffè, il tabacco, la vaniglia, il pomodoro, i fagioli, la patata.


Tutto questo mise parziale rimedio alle carestie che affamavano l’Europa e provocarono una rivoluzione nei consumi e nel costume. Questo spostamento di traffici, flotte e conflitti dal Mediterraneo all’Atlantico, contribuì ulteriormente a relegare l’Italia in una posizione periferica e subalterna.


Il Sud America, grazie alla Spagna, venne ampiamente clericalizzata e fondata sul privilegio delle caste dominanti. Le leggi erano dettate da Madrid, la burocrazia ignorava completamente la realtà americana ed ogni tentativo di autonomia veniva soffocato sul nascere.


“Il Sud America nasce dal mondo cavalleresco e feudale della Controriforma: basato sul privilegio, sull’autorità, sulla censura e la forca. Il Nord America nasce dal mondo borghese e capitalista della Riforma, basato sul lavoro, sul risparmio e sulla libertà di coscienza e d’impresa”.


I primi ad avventurarsi nel Nord America furono un gruppo di calvinisti inglesi (i cosiddetti puri tani) che, tramite un passaggio su una nave detta Mayflower, sbarcarono nel 1620 a Capo Cod (una terra di nessuno che oggi si chiama Massachussetts).


Questi primi pionieri, detti Pilgrim Fathers (o padri pellegrini), sono considerati negli Stati Uniti come da noi Romolo e Remo.


(continua nel prossimo numero)

1 visualizzazione
bottom of page