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Immagine del redattoreStefano Quadri

Il Lungo Inverno Italiano (parte quarta)



Nel secolo XVI, in Nord America, le cariche non sono designate dall’alto, ma è il voto popolare ad eleggere i migliori.

Il pioniere paga volentieri le tasse, perché con esse paga il salario dello sceriffo, che di notte sorveglia la sua capanna e gli consente di dormire.


Nasce anche l’altissimo rispetto per la donna che, con il fucile a tracolla, di giorno fa la guardia alla casa e educa i figli, mentre il marito lavora sui campi.

La sera si legge la Bibbia e nel 1636 il pastore Harvard, in una cittadina fatta ancora di capanne, spende tutto il suo patrimonio per fondare la Harvard University, destinata a diventare la culla della cultura americana.


In questo nuovo mondo si affermano princìpi e nascono istituzioni che il vecchio mondo non aveva mai conosciuto prima. E quando l’Europa inizia a percorrere la strada della libertà e della democrazia, è in questa America calvinista che trova l’ispirazione e il modello.


Il calvinista è libero perché non riconosce nessuna autorità esterna. Nemmeno quella del sacerdote, perché è egli stesso il proprio sacerdote. Dio, secondo i calvinisti, è lì, terribile Giudice che non si può ingannare. Egli è l’unica autorità che riconoscono e sta dentro di loro, non di fuori. Si sta parlando della libertà come fondamento religioso. La ricerca della Verità è affidata ai fedeli stessi, che eleggono e revocano il pastore, che ha solo il potere di spiegare ed interpretare la Bibbia.


Il contadino, l’artigiano, il capitalista, il nobile sono seduti gomito a gomito, sullo stesso banco, cercando di imparare lo stesso Libro che tutti hanno il dovere di leggere (l’obbligo di leggere la Bibbia, che dopo Lutero era stata tradotta nelle varie lingue cosiddette volgari, mise fine all’analfabetismo, in un’epoca in cui ne era afflitto il 90-95% della popolazione).


Ecco come nasce la Democrazia: i calvinisti sono repubblicani (nel senso che non sono Monarchici) ed il Parlamento non è altro che una congregazione nazionale. Esso, nato in chiesa, resiste fino ai giorni nostri perché ha un fondamento religioso.


Nei Paesi cattolici, viceversa, essendo uno strumento puramente giuridico e politico, è stato sempre in crisi. La conversione all’alfabeto di vaste masse popolari, inoltre, grazie alla diffusione delle scuole e del benessere, creò una situazione in cui lo scrittore protestante non scrive per il Signorotto, ma per il “pubblico” in grado di comprare libri. E questo pubblico vuole che si parli dei suoi problemi e dei suoi sentimenti, con un linguaggio semplice che caratterizza tutta la letteratura protestante.


L’Italia, tagliata fuori da questa colossale rivoluzione, grazie alla Controriforma, si piega disciplinatamente al dominio spagnolo. L’italiano non si ribella perché non ha acquisito il senso religioso della libertà. La Chiesa e la Spagna negano all’uomo la qualità di cittadino e lo inchiodano in quella di suddito.


Si ritorna alla società del Medio Evo con il suo vertice di aristocratici e prelati.

(SEGUE NEL PROSSIMO NUMERO)

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