800 ANNI DI STIMMATE
Francesco di Assisi, 800 anni fa, il 17 settembre 1224, sul monte di La Verna riceve l’impressione delle Stimmate di Cristo crocifisso. Leggiamo nelle Fonti Francescane: “Due anni prima della sua morte, ebbe da Dio una visione. Gli apparve un uomo, in forma di Serafino, con le ali, librato sopra di lui, con le mani distese ed i piedi uniti, confitto ad una croce.
Due ali si prolungavano sopra il capo, due si dispiegavano per volare e due coprivano tutto il corpo. A quell’apparizione il beato servo dell’Altissimo si sentì ripieno di una ammirazione infinita, ma non riusciva a capirne il significato.
Era invaso anche da una viva gioia e sovrabbondante allegrezza per lo sguardo bellissimo e dolce col quale il Serafino lo guardava, di una bellezza inimmaginabile; ma era contemporaneamente atterrito nel vederlo confitto in croce nell’acerbo dolore della passione. Si alzò, per così dire, triste e lieto, poiché gaudio e amarezza si alternavano nel suo spirito. Cercava con ardore di scoprire il senso della visione, e per questo il suo spirito era tutto agitato.
Mentre era in questo stato di preoccupazione e di totale incertezza, ecco: nelle sue mani e nei piedi cominciarono a comparire gli stessi segni dei chiodi che aveva appena visto in quel misterioso uomo crocifisso. … Anche il lato destro era trafitto come da un colpo di lancia, con ampia cicatrice, e spesso sanguinava, bagnando di quel sacro sangue la tonaca” (FF484).
A La Verna accade quindi un fatto prodigioso nella vita del santo di Assisi, ma quale significato ha per lui? E che cosa può dire a noi? Francesco arriva a La Verna quell’anno con tanta sofferenza dentro al cuore, profondamente deluso dai suoi frati e in più con la malattia che si fa sentire in modo forte. È giunto a quella fase della vita in cui tutto sembra crollare, è intimamente dilaniato.
Cosa è accaduto? Negli ultimi anni della sua vita egli si è sentito dire dai suoi stessi frati: “noi siamo tanti e tali che non abbiamo bisogno di te” (FF 278) e che la Regola di vita che stava scrivendo era troppo dura e che la doveva scrivere solo per se stesso. Tutto il cammino fatto negli anni in cui il Signore lo aveva chiamato sembrava crollare.
E proprio per questo Francesco va a La Verna: per cercare un tempo di intimità con Dio, certo che da Lui arrivi ogni bene. Ha compreso ciò che significano le parole di S. Paolo: “Quando sono debole è allora che sono forte” (2Cor 12,10). Ha cioè il coraggio della fragilità: sa bene che l’uomo è fragile e perciò non rifiuta ciò che vive, ma lo affida a Dio.
Pur spogliato di tutto non cerca inutili consolazioni, ma dirà: “Conosco Cristo povero e crocifisso” (FF 692), e questo gli basta perché Gesù è quel centro che ha seguito per tutta la vita e a cui solo ha attaccato il cuore. E così Dio a Francesco glielo scrive addosso con le Stigmate che lui è divenuto alter Cristus, che non ha fallito. Le Stimmate per lui sono “l’ultimo sigillo”, come le definì Dante nel canto 11 del “Paradiso”. Da La Verna ripartirà con il cuore colmo di gioia e di consolazione.