FARNE MEMORIA
Una data, un luogo, una catastrofe nel significato della sua radice greca: alle ore 11.59 del 27 gennaio del 1945 ad Auschwitz con l’apertura di quello che era stato il campo di concentramento più rappresentativo dell’intera fabbrica della morte nazista, veniva visivamente spalancata la più grande ferita etica della storia moderna dell’umanità.
Di fronte all’Olocausto le semplici parole, che sono umane troppo umane, non possono esserci d’aiuto. In quella realtà storica infatti il primato non fu del Male diabolico, astratto, metafisico, ma di quello pusillanime, invisibile, sbriciolato della quotidiana mediocre vita di ogni cittadino tedesco.
A vincere fu la “banalità del male”, come propose molto più tardi, nel 1963, la filosofa Hannah Arendt in un libro importante per quanto discutibile sulle responsabilità comuni del nazismo, macchina perversa di manipolazione delle masse, burocrazia della disuguaglianza che generò una politica dello sterminio eletta a sistema di dominio totalitario.
Oggi e sempre ricordare, fare memoria, continuare cioè a tenere aperta quella porta dietro la quale si nascondono non solo alcune radici della nostra storia, ma soprattutto ciò che il nostro essere può diventare, è un dovere personale e collettivo, etico e sociale. Perché come scriveva Gramsci:
”Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. È la palladi piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti. […] L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. […] Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, non è tanto dovuto all’iniziativa dei pochi che operano, quanto all’indifferenza, all’assenteismo dei molti.
Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. […] Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch’io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? […]