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Immagine del redattoreAndrea Mancini

Housing First

EPOCA DI CAMBIAMENTI O CAMBIAMENTO D’EPOCA?




L’immagine di una persona senza fissa dimora evoca da sempre nella totalità dell’opinione pubblica un forte richiamo alla questione della grave marginalità sociale e quindi della povertà estrema.


Soffermandosi meglio sul fenomeno delle persone senza fissa dimora emerge chiara la percezione di essere davanti ad una questione molto complessa, multifattoriale e definita da confini decisamente incerti. Solo per fare alcuni esempi possiamo immaginare la relazione tra crisi economica, livello di istruzione delle persone e competenze tecniche, competenze relazionali individuali, fragilità psichiche e problematiche legate al campo delle dipendenze.


A titolo esemplificativo si può analizzare la definizione di persone senza fissa dimora dalla FEANTSA (European Federation of National Organisations Working with the Homeless) nel 2005, in cui vengono identificati tre ambiti che concorrono a definire il concetto di casa. La disponibilità fisica di avere un alloggio, la possibilità di avere un ambiente sociale in cui poter vivere la propria privacy e godere di relazioni sociali e la tutela giuridica di poter usufruire dell’abitazione in modo esclusivo e con un titolo legale di godimento.


L’assenza di uno di questi tre ambiti determina che l’individuo sia considerato come una persona senza fissa dimora. Il Rapporto di Caritas Marche del 2017 mostra come il numero di persone senza dimora che si sono rivolte ai centri di ascolto era uguale a 1.596 unità, un numero raddoppiato dal 2010 quando erano 820.


Nel 2021 su 1.512 nuclei familiari e singole persone che si sono rivolte a Caritas Pesaro, 1 persona su 4 sta vivendo in una condizione di grave precarietà abitativa. Di fronte a questo scenario emerge chiara la necessità di intraprendere nuovi percorsi abitativi con le persone che attualmente versano in grave stato di marginalità, uno fra tutti è l’approccio basato sul paradigma di Housing First.


I concetti chiave sui quali si basa l’Housing First sono sostanzialmente legati alla possibilità di fornire alla persona un accesso stabile, sicuro e confortevole presso un’abitazione e strutturare un servizio di presa in carico individualizzata e continuativa nel tempo.


Nel panorama internazionale sono ormai molti gli studi che argomentano sulla reale efficacia di questo modello in termini di costi e benefici riportando come l’80% delle persone senza dimora croniche, dopo essere state inserite in progetti di housing first, riescono a rimanere in un’abitazione in maniera stabile riducendo anche i costi relativi ai servizi di emergenza a cui erano soliti rivolgersi in precedenza.


Anche nel territorio pesarese sono partiti alcuni progetti basati sull’approccio descritto ma tuttavia solo in piccola parte. Il paradigma Housing first prevede infatti un importante investimento economico iniziale e purtroppo, spesso, la mancanza di una visione a lungo termine e la necessità di rispondere frequentemente a situazioni emergenziali, impediscono la strutturazione di una progettazione a lungo termine e maggiormente efficace.

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