La parola Halloween deriva dalla contrazione di All Hallows’ Eve, dove hallow è il vocabolo arcaico inglese che significa santo, persona santa. In Irlanda, e poi nei vari paesi anglosassoni, era considerata la festa dei morti perché si pensava che in quella notte i defunti fossero più vicini al regno dei vivi.
La Chiesa l’ha poi trasformata nella festa dei Santi ad indicare che tutti una volta morti siamo destinati al Paradiso e dunque ad essere santi. Quindi la festa di Halloween non è altro che la festa dei Santi (Holyween se vogliamo) prima maniera.
Festa dei santi e non del regno della morte o dei morti, ma festa della Vita, quella bella, quella che porta la Luce che illumina anche la notte. E se uno non avesse la “stoffa” per fare il santo? Non serve nascere santi.
Se anche fossimo degli scapestrati, magari con i soldi, dediti alle feste con musica a palla e col vino che si versa a fiumi, non apparterremmo al regno dei morti, ma dei santi. E questo perché Dio può riciclare ogni nostra fragilità e debolezza e renderci limpidi, degni del Regno dei Cieli. Non è possibile?
Eppure quello scapestrato si chiamava Francesco di Assisi. Sì proprio lui, san Francesco di Assisi nella sua vita da giovane, quando, come dicono le Fonti francescane, “adorava se stesso”.
Oppure un giovane che passava da una donna all’altra, privo di ogni moralità: parliamo di quello che sarà sant’Agostino, un santo dei primi secoli della Chiesa, che diventerà addirittura dottore della Chiesa, passando dall’amore mercificato a farci comprendere la Trinità, comunione profonda tra il Padre e il Figlio legati dallo Spirito Santo amore.
O ancora un soldato violento, che ama combattere e vincere con la violenza, che ha pure istinti suicidi: parliamo di sant’Ignazio di Loyola, divenuto poi maestro di discernimento, che ha indicato una via per guardare dentro se stessi e cogliere l’azione del male e quella del bene per scegliere poi ciò che è buono.
Non si tratta dunque di avere la “stoffa” per divenire santi, cioè di essere già quelli buoni e bravi, come l’immaginario collettivo si figura, ma di essere in ricerca, o di avere desideri profondi, o di non accontentarsi della mediocrità. Dio poi tirerà fuori il nostro meglio.
E se proprio il 31 ottobre vogliamo festeggiare la morte, sappiamo però che Dio può portare Bellezza e Vita ovunque, può fare un capolavoro di chiunque, proprio di chiunque. E che è la Vita l’ultima parola, anche sulla morte, che sia interiore o che sia fisica. Quindi ad Halloween buona festa dei Santi e della Vita.