top of page
Immagine del redattorePaolo Pagnini

Gratis o a Caro prezzo?



Le cose superflue spesso sono gratis, le cose necessarie invece si pagano, sempre. Che detta così, sembrerebbe anche una impostazione giusta. Ma poi, invece, pensandoci bene, le necessità primarie, proprio perché necessarie, ovvero indispensabili per sopravvivere, dovrebbero essere più che garantite, visto che se le hai vivi e se non le hai muori.


E allora, sempre per estremizzare, le cose necessarie, dovrebbero dunque essere garantite e soprattutto gratuite. E semmai dovrebbero essere quelle superflue, che invece servono per passare dallo stadio di sopravvivenza a quello di “vivenza”, che si dovrebbero far pagare, no?


Voglio dire: non sarebbe meglio e più equo un mondo dove l’aria e l’acqua e il cibo e le medicine e le comunicazioni e l’energia e l’istruzione e la sanità e i trasporti essenziali fossero una sorta di “tutto compreso” nel “pacchetto vita”, e invece l’economia girasse attorno a tutto quello che siamo oggi sempre più indotti a considerare superfluo, con tanto di connotazione velatamente negativa, e che invece superfluo (inteso come inutile) non è, o meglio se non serve proprio proprio a sopravvivere, diciamo che ci permette di vivere con soddisfazione, diremmo quasi di… supervivere?


Tutta l’arte, i viaggi, lo sport, le bevande e i cibi più ricercati e raffinati, insomma l’esplorazione e la scoperta del bello del mondo e della meraviglia della vita, sarebbero i veicoli ideali attraverso i quali tenere in piedi una floridissima economia, nella quale oltretutto la concorrenza e la competizione spingerebbero automaticamente verso una costante corsa al miglioramento qualitativo dell’offerta.


Nel mondo in cui siamo ormai abituati a vivere, invece, le primarie necessità assorbono pressoché completamente le scarse risorse economiche della gran parte della popolazione e noi ci ritroviamo ad essere ormai completamente assuefatti all’idea, al punto da sembrarci quasi inconcepibile che esista ancora qualcuno che aspiri ad esempio a dedicare la sua vita alla musica o alla letteratura, intesa non solo come esistenza, ma come vera e propria vita professionale.


E chi si ritrova a fare queste scelte “controcorrente” sa già che probabilmente, salvo rare eccezioni, dovrà prepararsi ad un impegno gratuito al quale finirà, prima o poi, per dover rinunciare.


La necessaria rinuncia ad occuparsi per mestiere del superfluo (dal latino superfluus, derivato di superfluĕre «traboccare, eccedere», composto di super-e fluĕre «scorrere»), si impone a garanzia della sopravvivenza dell’individuo, ma rende il mondo sempre più povero, privandolo pian piano di tutto ciò che di più bello fluisce oltre l’angusto limite del vaso.

0 visualizzazioni
bottom of page