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Immagine del redattoreBeatrice Terenzi

E se tutto il mondo divenisse un luogo dell’Anima?



In una società dove tutto è proibito, si può fare tutto: in una società dove è permesso qualcosa si può fare solo quel qualcosa”. Pier Paolo Pasolini Proibizionismo e libertà.


Due concetti talmente distanti che per assurdo, nei loro giri, ad un certo punto si uniscono. Quando qualcosa è vietato ecco che l’uomo ambisce a farlo. Spirito di sfida, ribellione allo stato sociale o semplicemente atteggiamento controcorrente. A volte è necessario scardinare certe regole, altre volte è solo accanimento gratuito. Quale è il confine tra buon senso e ferocia?


E qui scatta il livello di sensibilità dell’individuo. E soprattutto la sua coscienza. È giusto mostrare cosa non si deve fare? Ormai nell’era di internet i video cruenti sono all’ordine del giorno. C’è chi ha nostalgia dei film vietati ai minori di 14 anni. Ma il mettere la testa sotto terra come gli struzzi giova?


E da qui nasce il dilemma degli amati mostri. Mostro è chi commette un reato. Mostro è chi si comporta bucando le convenzioni. Mostro è chi ragiona diversamente. Ci sono tante classificazione del termine mostro. Il mostro può trasformarsi in un modello da seguire o un esempio da sopprimere.


Chi decide la «pericolosità» o la «valenza» del soggetto che manda in tilt il senso comune? Ed ecco che i social creano i «giudici» dell’era contemporanea. I tuttologhi. I sentenziatori. In questa fase storica dove quasi tutto si consuma via etere, siamo diventati tutti protagonisti. Dove protagonista significa padrone del mondo. Imporre troppi paletti tende a desiderare di saltarli, lasciare la prateria da solcare con i trattori dell’egoismo e dell’anarchia porta però all’aridità del terreno della vita.


È complicato azzeccare l’equilibrio che non è solamente tra uomo e uomo, ma anche tra uomo e natura e tra uomo e senso critico. La tecnologia ha semplificato qualcosa, ma al contempo scompigliato i ritmi e i cicli primordiali. Non si può ora più tornare indietro.


L’attualità di Pier Paolo Pasolini è disarmante, ma brucia. Rode perché c’è anche la certezza che siamo arrivati a un punto dove è quasi nocivo guardarsi alle spalle. È come quando il saltatore in lungo è in aria, c’è l’intento di volare più lontano possibile, ma poi bisogna fare i conti con tanti fattori, il più importante è la capacità umana.


Ma siamo davvero capaci di spiccare il volo come gli uccelli e guardare il pianeta dall’alto? Lo stesso Pasolini disse: «Pesaro è un luogo dell’anima» riferendosi alla prima edizione della Mostra del Cinema. E se tutto il mondo divenisse un luogo dell’anima?

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