“In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre.
…Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l’asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona”. (Gen 1,1-4.9-10)
Così ha inizio la Bibbia, col racconto della creazione del mondo che si snoda in 7 giorni aggiungendo esseri viventi giorno dopo giorno, fino ad arrivare all’uomo e la donna. Il libro della Genesi non è però un antico testo scientifico e la Chiesa non crede che realmente Dio abbia creato il mondo proprio in questo modo, ma si tratta piuttosto di un racconto mitologico sulle origini.
Non è neppure il primo dei libri che compongono la Bibbia, ad essere scritto, anzi. Ad un certo punto della sua storia il popolo di Israele matura la sua esperienza di Dio e di Dio in relazione all’uomo e a tutto ciò che ci circonda, e da qui nasce questo testo che non ci vuole trasmettere come Dio abbia fatto a creare tutto quanto, né da dove abbia iniziato, né quanto ci abbia impiegato, ma vuole dirci il senso delle cose: perché siamo in questo mondo? In che relazione sono con il creato?
Ecco perché viene posto all’inizio, come a voler dare a tutti gli altri libri della Bibbia una direzione che parta da qui: “Dio disse: «Sia la luce!»”. Il mondo che ci circonda ci è consegnato a partire dalla luce che scaccia le tenebre. Ogni cosa creata da Dio è quindi buona (“Dio vide che era cosa buona”) poiché posta in questa prospettiva di luce.
E la luce dice possibilità di vita, come a dire che il senso di ogni cosa sia l’essere vivi: “sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” dirà Gesù (GV 10,10). Non siamo dunque creati per soffrire, né per essere schiacciati, o doverci riscattare, ma per la vita, con la possibilità di andare oltre il male e oltre le tenebre.
Nel racconto della creazione si va poi in una progressione di bene e di bello, qualcosa di non dato una volta per tutte, ma che è affidata alla nostra corresponsabilità con il Creatore. Se anche un giorno la scienza riuscirà a capire come si è formato l’uomo, comunque sarà nostra responsabilità continuare l’opera buona iniziata da Dio di portare vita.
E per capire cosa sia vita, in effetti basta mettersi davanti all’immensità del mare, è innegabile che il suo senso sia esprimere bellezza… ed è innegabile che siamo chiamati a custodire e non distruggere tanta bellezza.