Prendendo spunto dagli Atti degli Apostoli: “Mentre Gallione era proconsole dell’Acaia, i Giudei insorsero unanimi contro Paolo e lo condussero davanti al tribunale dicendo: «Costui persuade la gente a rendere culto a Dio in modo contrario alla Legge».
Paolo stava per rispondere, ma Gallione disse ai Giudei: «Se si trattasse di un delitto o di un misfatto, io vi ascolterei, o Giudei, come è giusto. Ma se sono questioni di parole o di nomi o della vostra Legge, vedetevela voi: io non voglio essere giudice di queste faccende». E li fece cacciare dal tribunale”. (Atti 18,12-16)
Questo tale Gallione, proconsole romano si trova ad avere a che fare con una questione riguardante i Giudei e San Paolo. Possiamo dire che Gallione rappresenti il mondo e San Paolo la Chiesa nascente.
Gallione è come se dicesse: «Se si trattasse di qualcosa di serio o di importante, io vi ascolterei, ma è solo qualcosa che riguarda “la vostra Legge”» e così ci mostra un primo aspetto di questa relazione Chiesa-mondo. Come se la Legge, ovverosia ciò che troviamo scritto nella Bibbia, si interessasse di cose marginali, di un di più accessorio non fondamentale per l’uomo.
Ma proprio qui c’è una grande incomprensione: è ciò che è spirituale che guida l’uomo nelle cose concrete della sua vita, nel suo agire, nelle relazioni, perché ciò che è spirituale ha a che fare con il senso della vita e delle cose. Vivere compiendo delitti o misfatti è strettamente legato a ciò in cui realmente credo.
Vi è poi un secondo aspetto che nasce dal primo: se la Chiesa si fosse occupata di misfatti, allora Gallione sarebbe intervenuto, perché non deve interferire nelle faccende umane, ma restarne al di fuori, non deve occuparsi di questioni importanti che toccano la vita. Tanto è stato scritto sulla Chiesa in questo senso e lungo la storia i Gallione si sprecano.
Ma la Chiesa non resterà mai ai margini di ciò che l’uomo vive, perché ciò che riguarda l’uomo riguarda la Chiesa nella sua essenza e ciò che riguarda la Chiesa riguarda l’uomo nella sua interezza.
Lo ha ricordato Papa Francesco alla Giornata Mondiale della Gioventù di Lisbona, parlando ai giovani provenienti da tutto il mondo: «Amici, vorrei essere chiaro con voi, che siete allergici alle falsità e alle parole vuote: nella Chiesa c’è spazio per tutti, per tutti! Nessuno è inutile, nessuno è superfluo, c’è spazio per tutti. Così come siamo, tutti. E questo Gesù lo dice chiaramente quando manda gli apostoli a invitare al banchetto di quell’uomo che lo aveva preparato. Dice: “Andate e portate tutti, giovani e vecchi, sani e malati, giusti e peccatori: tutti, tutti, tutti”. Nella Chiesa c’è posto per tutti. “Padre, ma io sono un disgraziato…, sono una disgraziata, c’è posto per me?”. C’è posto per tutti! E questa è la Chiesa, la Madre di tutti». Se c’è posto per tutti è perché tutto l’uomo, nella sua interezza, sta a cuore alla Chiesa, come una madre ha cura dei figli.